mercoledì 11 aprile 2012

Aron Demetz a Pietrasanta


Incontro con Aron Demetz lunedì 16.04.12 alle ore 21.00 presso i locali del Centro Arti Visive di Pietrasanta (vicino alla Parrocchia del SS. Salvatore o dei Frati a Pietrasanta-Lucca).

Aron Demetz è nato a Vipiteno nel 1972. E’ considerato uno tra i migliori interpreti di quella rivoluzione che ha caratterizzato il nuovo modo di concepire e di praticare la scultura in Italia negli ultimi anni, e che ha nel recupero dei linguaggi locali e regionali il suo punto di forza, all'interno, però, di una sensibilità fortemente contemporanea. Dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte e la Scuola Professionale per la scultura in legno di Selva di Val Gardena, dal 1986 al 1993, prosegue gli studi con lo scultore Willy Verginer. Dal 1997 al 1998 frequenta l’Accademia di Belle Arti di Norimberga. Dal 2010 occupa la Cattedra di Scultura all’Accademia di Belle Arti di Carrara.
La sua arte ha origine dalla tradizione della scultura lignea tipica della Val Gardena, la memoria e la sapienza gardenese trova libera espressione nelle sue opere, e con essa Demetz si è fatto conoscere, oltre che per l’estrema raffinatezza della sua mano, alleggerita dei tratti più grevi e banalizzanti della tradizione "popolare" e artigianale, anche per la particolare caratterizzazione dei personaggi che ritrae, nella tanto lodata icasticità e concisione del suo tratto plastico.
Da anni concentra la sua attenzione sulla figura umana, su personaggi contemporanei congelati nelle loro pose. C’è in Demetz una sorta di ricerca della “posizione” dell’essere umano, sia simbolica (i suoi uomini sono simboli allo stesso tempo di forza e umiltà) sia fisica (di uno sazio-ambiente in cui l’uomo si trova ad agire quotidianamente).
Le sue opere sono frutto di un progressivo “asciugamento” delle forme, di una sintesi formale estremamente elegante, da una “classicità” ben disciplinata.

 I suoi personaggi aprono inquietanti interrogativi esistenziali, che possono via via riguardare l’identità, la vita interiore, la religiosità, rimanendo sempre sospesi nell’umore indefinito e silenzioso del non detto.  
L’atmosfera che le sue figure emanano è di malinconica meditazione, un mix tra pathos classico e moderno.
Materiale privilegiato dall’artista è senza dubbio il legno(elemento che riporta alla grande tradizione di intaglio e lavorazione del legno nata già nel XVII secolo in Val Gardena), ma, accanto ed insieme ad esso, l’artista sperimenta sempre materiali nuovi e diversi, come l’argento, la resina, l’alluminio, il bronzo.


L’artista parlando del suo rapporto con la materia afferma: "Il legno è materia viva che continua a vivere attraverso lo scultore. Dapprima levigatissimo, poi nudo, infine sbozzato con la motosega e l’ascia. La resina è linfa che scorre e ne determina gli umori. Sgorga e lo ricopre e ne diventa essenza. Non meno importante è l’azione del fuoco, elemento che aggredisce. Con esso ho modellato alcune sculture, armonizzando con questo elemento la fragilità del legno”.  


Tra i primi critici a sostenere la sua arte troviamo Vittorio Sgarbi, che ha scritto di lui: "Aron Demetz si sbarazza di un passato ingombrante, di ogni situazione di dubbio, e risale a una immagine prima cui nessun’altra soccorre. Non conosce il tormento della forma di Vangi. Alle sue spalle la verginità dello sguardo era stata da poco recuperata nella terracotta dipinta e nel bronzo da Giuseppe Bergomi, mentre lontano dall’Italia, ma in un eletto spirito classico, aveva elaborato legni policromi il giapponese Funakoshi, maestro lontano e diretto di Demetz".
Dal 2003 entra a far parte di Italian Factory, la nuova generazione di artisti che manipola e trasforma le immagini della realtà contemporanea con un occhio di riguardo ai linguaggi propri della tradizione italiana e, sempre nello stesso anno, partecipa alla prima mostra del Progetto Italian Factory, La nuova scena artistica italiana, tra gli eventi collaterali della 50sima Biennale di Venezia; nel 2003-2004, alla mostra Da Tiziano a De Chirico - La ricerca dell' identità, a cura di Vittorio Sgarbi, e a Iconica, Arte contemporanea e Archeologia, in Sicilia; nel 2005-2006 a L'inquietudine del volto, da Lotto a Freud, a cura di Vittorio Sgarbi; nel 2006 ad Arte-Tempio, Kunst im Sakralraum, a cura di Peter Weiermair, al Palazzo Vescovile di Bressanone; nel 2007 a Italiana, Shangay Art Museum, e a La Nuova scena artistica italiana, Taipei Art Museum, entrambe a cura di Alessandro Riva; sempre nel 2007, a Arte e omosessualità, a cura di Vittorio Sgarbi e Eugenio Viola, e a Nuovi Pittori della realtà, Premio Michetti 2007, a cura di Maurizio Sciaccaluga, oltre che a Les Fleurs du mal, a cura di Danilo Eccher, ad Arcos Museo d'arte contemporanea di Benevento; nel 2008, il Padiglione d'arte contemporanea di Milano gli dedica una grande mostra personale, prodotta da Italian Factory e curata da Danilo Eccher., che dice di lui: ““È però soprattutto sul piano narrativo che l’opera di Aron Demetz si dispiega in tutta la sua potenzialità espressiva e nella sua ricca gamma poetica. Affiora così una sorprendente dimensione letteraria che silenziosamente s’impossessa della figura. L’arte di Aron Demetz è un racconto struggente, un sussurro elegante, un passo leggero che s’insinua nel linguaggio contemporaneo accettando la marginalità apparente della propria ricerca, disegnando silenziosamente le proprie forme, sussurrando solitariamente il proprio racconto”. 
  Nel 2009 è invitato da Luca Beatrice e Beatrice Buscaroli al Padiglione Italia della 53esima Biennale di Venezia. Nello stesso anno espone a Los Angeles, Pietrasanta e Milano. Nel 2010 espone alla III Triennale Design Museum, a Cento durante la mostra “Ritratti italiani” a cura di Vittorio Sgarbi, alla Versiliana di Pietrasanta,  a Innsbruck. Nel 2011 sue opere sono in mostra  a Rimini e Lucca, e partecipa alla 54° Biennale di Venezia a cura di Vittorio Sgarbi, nel Padiglione Regione Trentino – Alto Adige. Nel 2012 espone ancora a Pietrasanta, Milano e Roma.

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